La fabbrica del Palazzo, nella sua attuale forma barocca, fu avviata nel 1641 dai Moriconi, nobili lucchesi attivi nel commercio della seta, i quali, travolti dal fallimento economico, furono costretti nel 1680 a vendere l’edificio ai Controni, esponenti anch’essi del patriziato mercantile lucchese. I Controni, famiglia emergente elevata al rango nobiliare nel 1652, decisero di celebrare le proprie conquiste sociali ed economiche commissionando ai più rinomati architetti e artisti del tempo l’ampliamento e l’abbellimento dell’edificio. Fu così che sovrintesero ai lavori per la realizzazione dell’imponente scalone monumentale, completato intorno al 1686 su progetto, si suppone, di Domenico Martinelli (1650-1718), architetto e ingegnere lucchese noto per sua intensa attività presso le corti europee di Vienna e Praga. Ai primi del Settecento Curzio Controni affidò con ogni probabilità al grande architetto-scenografo messinese Filippo Juvarra (1678-1736), in quegli anni a Lucca, la riqualificazione del giardino.
Lo scalone monumentale in pietra serena introduce al museo, unica parte del Palazzo attualmente visitabile. In esso, l’ampio salone centrale presenta pregevoli affreschi e decorazioni eseguiti verso il 1720 da Pietro Paolo Scorsini (1658-1731) e ispirati alla corrente pittorica del cosiddetto ‘quadraturismo’. Attigue al salone si aprono alcune sale laterali, una camera da letto e una cucina storica, con ampio corredo di mobili d’epoca, suppellettili e oggetti sacri. Le sale ospitano attualmente un’esposizione permanente di strumenti medico-chirurgici e antichi testi di medicina appartenuti a Pietro Pfanner (1864-1935), chirurgo, filantropo e sindaco di Lucca dal 1920 al 1922.
È in queste stanze che ebbe luogo, nel 1692, la tormentata storia d’amore tra il principe Federico di Danimarca, futuro Federico IV di Danimarca e Norvegia (1671-1730), e la nobildonna lucchese Maria Maddalena Trenta. I due giovani, ospiti di Carlo Controni, qui si conobbero dando vita a una breve ma intensa relazione, interrotta dal ritorno del principe a Copenhagen. Ripartito con una promessa di matrimonio, il principe non poté tener fede al giuramento: una volta incoronato re fu infatti invitato a sposarsi con una principessa tedesca. Maria Maddalena lo aspettò invano per molti anni, finché, persa ogni speranza, decise di prendere il velo. Il destino volle però che i due si incontrassero di nuovo, stavolta a Firenze, nel convento di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi dove nel frattempo la Trenta era diventata madre superiora. All’interno di questo convento, così si racconta, si svolse tra costoro un ultimo, intenso colloquio. Non sappiamo casa si dissero, ma sappiamo che re Federico uscì con «le lagrime agli occhi».
La vicenda della famiglia Pfanner s’intreccia con la secolare storia del Palazzo verso la metà dell’Ottocento. È nel 1846 che Felix Pfanner (1818-1892) produttore di birra nativo di Hörbranz sul Lago di Costanza (Austria), ma di famiglia bavarese, entrò in contatto con la famiglia Controni. Giunto a Lucca in seguito a un decreto del 1845 con cui il Duca di Lucca, Carlo Lodovico di Borbone, aveva fatto richiesta per sé e per la città di «un abile fabbricatore tedesco di birra», Felix prese in affitto dai Controni, insieme con altri collaboratori, il giardino e le cantine del Palazzo per collocarvi i macchinari e l’attrezzatura necessari a produrre la bevanda.
Con il passare del tempo, grazie ai proventi ricavati dal suo birrificio, Felix fu in grado di acquistare l’intero Palazzo, il quale prese il suo nome e divenne sede ufficiale della birreria Pfanner. Prima fabbrica di birra del Ducato di Lucca e una tra le prime in Italia, la birreria Pfanner diventò un tradizionale punto d’incontro di tutti coloro che amavano sorseggiare un boccale di birra seduti in mezzo a una splendida cornice monumentale tra piante di limoni, siepi di bosso, gruppi di pavoni e camerieri in livrea. Dopo decenni di attività, la birreria chiuse nel 1929.
I lavori di restauro del giardino e dell’opificio della birra, iniziati nel 2024, riporteranno in vita l’antico birrificio e con esso l’atmosfera passata di un biergarten austriaco.