Nelle loro vene scorrono Argentina e Sicilia, Pisa e Livorno…E persino un pizzico di Bosnia.
I loro cuori pulsano al ritmo delle clavi afroamericane, tra cumbia e son, MPB e bossanova…
E i loro sogni dell’adolescenza, pronti a tornare alla riscossa, sono pieni di rock e psichedelia, cantautorato e letteratura.
I SuRealistas sono una vera band, come quelle dei tempi che furono. Nessun leader: il loro simbolo non è una piramide ma un cerchio, capace di racchiudere più idee, più voci e più colori.
«La vita è l’arte dell’incontro», diceva Vinícius de Morães: e da l’incontro tra tanti sogni è nato il sogno dei SuRealistas, popolato di canzoni originali e al tempo stesso radicate nella tradizione sudamericana.
Dopo molti tour europei (tra Francia, Belgio, Olanda, Germania, Svizzera, Slovacchia, Slovenia, Romania, Spagna, Albania, Austria, Repubblica Ceca, Nord Macedonia e Ungheria), quattro album di inediti («SuRealistas» nel 2016, «Canta» nel 2018, «Ritmo Animal» nel 2020 e «La Vuelta» nel 2024) e cinque videoclip («Canta», «Vida mía», «Perro Desobediente», «Metegol» e «Sacalo Afuera»), le priorità dei SuRealistas sono chiare: tenere gli occhi sempre aperti sul mondo e i piedi sempre pronti a danzare.
Questa è la chiave del loro realismo, magico e surreale, ove «Sur» non significa solo Sudamerica ma anche sud del mondo e periferia, minoranza e diversità, una natura sull’orlo del collasso e un mondo che non sa bene dove va.